La corretta definizione di una infezione delle vie urinarie non è semplicemente basata sul riscontro di una positività del campione di urina inviato in laboratorio (urinocoltura).
Esistono infatti dei criteri clinici ben precisi, oltre alle modalità di raccolta del campione di urina, per cercare di differenziare una potenzialmente pericolosa IVU delle alte vie urinarie (pielonefrite) da una IVU delle basse vie urinarie (cistite) o da una positività delle urine senza alcuna implicazione clinica (batteriuria asintomatica).
Molte, forse troppe, volte la iniziale scorretta “interpretazione” di una presunta IVU genera una inevitabile sequenza di decisioni clinico-diagnostiche non necessarie per il piccolo paziente ed altamente stressanti anche per la Famiglia. Questo delicato equilibrio nella decisione di un corretto approccio diagnostico si deve necessariamente basare su una completa e dettagliata storia anamnestica che spesso è trascurata o incompletamente raccolta.
Una precisa conoscenza delle valutazioni ecografiche pre-natali (se disponibile), delle abitudini minzionali (diario minzionale) oltre che della situazione dell’alvo costituiscono degli elementi indispensabili per potere meglio chiarire una correlazione tra una infezione delle vie urinarie ed una eventuale patologia urologica anatomica (congenita) o funzionale (acquisita).
Un esempio di questo concetto è rappresentato dal reflusso vescico-ureterale (RVU) che interessa circa l’1% della popolazione pediatrica generale ma che arriva ad una incidenza sino al 30-50% se si considera esclusivamente la popolazione affetta da IVU febbrili.
Il RVU è un fenomeno dinamico ed intermittente di risalita retrograda di urina (reflusso), di grado variabile, dalla vescica alla via urinaria. Esiste una profonda differenza tra la condizione “primitiva”, geneticamente determinata e frequentemente associata ad un danno renale congenito (displasia renale) rispetto ad una condizione “secondaria” legata ad una alterazione funzionale vescicale o neurologica che può portare ad una danno pielonefritico acquisito (cicatrice renale) ed irreversibile.
L’obbiettivo terapeutico deve necessariamente essere uno solo cioè quello di proteggere i reni e di prevenire la progressione di un potenziale danno renale mentre troppo spesso la attenzione viene unicamente focalizzata sul “semplice” trattamento endoscopico o chirurgico del reflusso…
Il compito dell’Urologo Pediatra deve essere quello di identificare correttamente il tipo di RVU e di sapere quale modalità terapeutica più opportunamente applicare, in considerazione di tutte quelle molteplici variabili che sono presenti (età, sesso,grado,etc.).