Il riscontro alla nascita di una anomalia congenita del pene inevitabilmente genera nei Genitori apprensione e preoccupazione.
L’ipospadia è certamente una delle malformazioni congenite più frequenti a carico dei genitali maschili. E’ sempre bene ricordare che tuttavia nello sviluppo dei genitali, durante la vita fetale, possono avvenire delle interferenze che causano uno spettro di malformazioni.
Alcune possono interessare unicamente il prepuzio e/o la cute peniena (varianti prepuziali, mega-prepuzio, pene infossato) senza alcuna conseguenza sullo sviluppo del canale uretrale e con delle implicazioni terapeutiche molto meno preoccupanti.
Altre invece causano un arresto variabile dello sviluppo del canale uretrale (ipospadia), la cui apertura non avviene all’apice del glande ma in una posizione variabile tra la regione perineo/scrotale (forme più severe o prossimali) l’asta peniena (forme medie) o la regione glandulare (forme più lievi o distali).
Circa il 70% delle ipospadie riguardano forme distali, senza alterazioni dei corpi cavernosi o testicolari e quindi senza conseguenze o implicazioni sulla futura vita sessuale e sulla capacità riproduttiva.
Ampia discussione continua ad esistere sulle indicazioni alla effettiva necessità della correzione chirurgica (aspetti funzionali versus puramente estetici) e sulla più corretta età della correzione (per cercare di limitare l’impatto e la reattività psicologica del bambino durante il ricovero).
Su un unico punto esiste invece una opinione concorde nel riconoscere questa micro-chirurgia ricostruttiva come super-specialistica e necessariamente concentrata in Centri di riferimento dedicati.
La correzione chirurgica della ipospadia può avvenire con diverse tecniche chirurgiche ricostruttive (con un unico intervento o nei casi più severi con più interventi) e la scelta e la decisione devono essere sempre basate su una adeguata e competente valutazione intra-operatoria.